sabato 9 gennaio 2010

"Le migrazioni oggi, non avvengono più per spostamenti compatti ma per infiltrazioni successive: ci si insinua a poco a poco fra gli "indigeni", troppo esangui e troppo superiori per abbassarsi ancora all’idea di un "territorio". Dopo mille anni di vigilanza si aprono le porte…Quando si pensa alle lunghe rivalità tra francesi e inglesi, poi tra francesi e tedeschi, si direbbe che tutti quanti, indebolendosi reciprocamente, avessero il solo compito di affrettare l’ora della comune disfatta, affinchè altri campioni dell’umanità venissero a dare loro il cambio.
Allo stesso modo della vecchia, la nuova Völkerwanderung susciterà una confusione etnica di cui non si possono prevedere nettamente le fasi. Davanti a questa facce così disparate, l’idea di una comunità anche solo appena un po’ omogenea è inconcepibile. La possibilità stessa di una moltitudine così eteroclita suggerisce che nello spazio che essa occupa non esisteva più, presso gli autoctoni, il desiderio di salvaguardare nemmeno l’ombra di un’identità.
A Roma, nel terzo secolo della nostra èra, su un milione di abitanti, sessantamila soltanto sarebbero stati di ceppo latino. Non appena un popolo ha condotto a buon termine l’idea storica che aveva il compito d’incarnare, non ha più nessun motivo di preservare la propria differenza, di coltivare la propria singolarità, di salvaguardare i propri tratti in mezzo a un caos di volti."



(da "Écartèlement" di E.M. Cioran - 1979) pag 30
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